Al Monza è arrivato lo scorso agosto, con una valigia piena di stimoli nuovo e con il desiderio ben piantato in testa di contribuire al suo immediato ritorno in massima serie. Paulo Azzi avrebbe potuto riassaporare il brivido della serie A, già vissuto con il Cagliari, con la neopromossa Cremonese. Il destino lo ha invece riportato a ripartire dall'Arengario per vedere l'effetto che fa non trovarsi sulla sommità della massima serie, realtà già sperimentata, ma essere nella cordata per cercare di raggiungerla.
Il suo ruolino di marcia al Monza
Il brasiliano ha sinora indossato la casacca biancorossa in dieci occasioni andando a bersaglio una volta contro il Palermo confermando di avere un'elevata propensione a mettersi in proprio dopo che lo slancio di generosità rifinitoria lo aveva portato a mandare a bersaglio Izzo. Un ruolino di marcia di tutto rilievo che lo ha portato ad avere elevata considerazione nello scacchiere di Paolo Bianco.
Il suo impiego nello schieramento di Bianco
Sfruttandone le doti di rifinitura e di assistenza al gioco offensivo che gli sono riconosciute da tempo e sono tra le sue peculiarità, Paolo Bianco ha dato ad Azzi una delle quattro chiavi del centrocampo assegnandogli stabilmente il presidio della fascia destra e lasciandogli libertà di incunearsi o per distribuire palloni o per cercare la soluzione personale.
La duttilità di ruolo
Il tecnico biancorosso ne ha spostato l'azione in posizione decisamente più avanzata rispetto all'impiego che aveva nella Cremonese dove era sfruttato soprattutto come uno dei perni di una difesa a cinque con immutato impiego sulla corsia di destra e quindi maggiormente a presidio della porta. Una posizione più arretrata che non gli impedì comunque di profanare in grigiorosso le porte avversarie per tre volte. In memoria gli sono rimasti i tempi del debutto quando effettivamente i primi allenatori lo inventarono attaccante. Con il tempo, quindi, il brasiliano ha acquisito una flessibilità di ruolo che lo porta a poter ricoprire praticamente ogni fascia di campo. Un elemento che potrebbe indurre Bianco, in caso di necessità, a spostarne il raggio d'azione.
La lunga ed eterogenea gavetta
Azzi ha preso l'aereo dal Brasile, dove si era forgiato calcisticamente nelle file del Paulista, nel 2014 quando è sbarcato nel Padovano, destinazione Cittadella. Tornato nel paese carioca con i colori della Tombense dove però non ebbe praticamente mai impiego, Azzi intuì che il calcio italiano rappresentava una palestra ideale per poter crescere ulteriormente e intensificare la sua esperienza. Fu così che si vide spalancare le porte dallo Spezia e poi, tra le altre, da Siracusa, Bisceglie, Pro Vercelli, Lecco, Modena, Cagliari e Cremonese sino all'attuale approdo al Monza.
Il suo feeling con l'ambiente biancorosso
Durante un'intervista rilasciata tempo fa, Azzi si disse ”orgoglioso di fare parte di un gruppo così ambizioso”. E, al momento, la sua presenza costante nell'undici ideale di Bianco si sta caratterizzando per un ampio ripagamento della fiducia che è stata riposta in lui. E proprio la sua manovra propulsiva costante potrebbe essere una delle armi vincenti di un Monza che, a questo punto, si è ormai abituato a guardare lontano visti i risultati sorridenti di fila che hanno fatto allargare in un sorriso gaudioso anche le labbra della classifica.
Famiglia e fede
Ai tempi del Cagliari, Azzi sostenne che i due pilastri della sua vita sono famiglia e fede. E, con quest'ultima, riuscì a prendere a calci l'idea di lasciare il mondo della sfera di cuoio e di ritornare stabilmente in Brasile che gli era rimbalzata in testa ai difficili tempi del Covid. Ma secondo una filosofia che si porta sempre come alleata sul rettangolo verde ovvero, con le sue stesse parole, ”vivere con uno scopo e guardare avanti”, ha continuato. Una favola, la sua, che a Monza si è arricchita di un nuovo, affascinante capitolo.
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