La redazione di TuttoMonza ha scelto di intervistare Adriano Ancona, del Corriere dello Sport, sulla retrocessione del Monza. Ringraziamo Adriano per la sua disponibilità.

Che giudizio dai alla stagione?

"Non è una stagione storta, gli incidenti di percorso nel calcio sono altri. Il Monza retrocesso per distacco paga l'improvvisazione che ha portato a sgretolare tutto, due anni esemplari dove i risultati sono arrivati con la forza delle idee. A fine corsa non serve molta fantasia per individuare le responsabilità di un crollo. La proprietà ha limitato gli investimenti, ma si fa calcio seguendo anche altri schemi: l'Udinese frequenta da stabilmente la serie A e non è una società fondata su soldi o acquisti extra-large. Una volta capito che il Monza non marciava, sarebbe stato il caso di prendere un direttore sportivo di polso che intervenisse su tutto. Tre anni fa il Verona ha fatto così: trovandosi nella stessa situazione del Monza, a metà stagione venne richiamato Sogliano che ha fatto convogliare su di lui ogni cosa. Da lì in poi sono arrivate tre salvezze. Non so se sia un peccato di presunzione, ma al Monza c'è stata questa superficialità di fondo."

C'è stata improvvisazione secondo te in alcune scelte?

"Improvvisazione è fare un casting di portieri in estate, prendere il titolare a campionato già partito. Allestire una squadra di soli prestiti o riempita da giocatori in scadenza: equivale a non motivare nessuno già in partenza. A gennaio nei ruoli chiave, al posto di Bondo e Pablo Marì appena ceduti, sono arrivati solo giocatori da ricostruire: Akpa-Akpro fin lì a zero presenze, Urbanski con una partita da titolare nel Bologna e qualche spezzone. Un salto nel buio come pure in difesa, dove le soluzioni sono state Palacios non pronto (e schierato titolare cinque volte, dopo il totale di dieci minuti fatti in quattro mesi di Inter) e un giocatore presentato come "fortissimo", Lekovic, e poi tenuto in disparte per evitare che raggiungesse il numero di presenze e scattasse l'obbligo di riscatto. Ancora: invitare a metà stagione i giocatori scontenti a mandare avanti il procuratore per chiarire di voler essere ceduti, invece di metterci la faccia e prendersi le responsabilità è sintomatico della crescente confusione."

Parliamo di Raffaele Palladino. Cos'avrebbe potuto fare a Monza?

"Senza di lui la retrocessione sarebbe arrivata molto prima: è stato un privilegio averlo come allenatore. Decisivo in campo e fuori, molto più che un allenatore per come ha interpretato i suoi due anni. Operativo a qualsiasi ora, Palladino è stato un riferimento per tutto: dal mercato alla comunicazione, per ovviare alle principali carenze del Monza, si è anche preso carica della logistica nelle trasferte. E dopo il primo anno ha avuto un mercato con un investimento di appena sei milioni. Questa è la dimostrazione di come si possa compiere ogni metamorfosi. Nesta si è trovato nel contesto sbagliato ad affrontare per la prima volta la serie A da allenatore, basta guardare cosa ha fatto Chivu nel Parma, lì c'è una struttura societaria che ha permesso a un debuttante di fare la differenza. Gli altri allenatori passati dal Monza, messi insieme, hanno fatto lo stesso numero di vittorie che Palladino ha ottenuto nelle sue prime tre partite. Un biennio riempito da quei record che ora ha trasferito alla Fiorentina. Nel suo secondo anno di Monza, estate 2023, gli hanno indebolito la squadra più di quanto abbiano fatto con Nesta: eppure ha tirato fuori un'altra stagione a ridosso dell'Europa. Non a caso, molti giocatori lo avrebbero volentieri seguito a Firenze. Palladino avrebbe salvato anche questo Monza, ha una marcia in più. E alla Fiorentina ha tirato dritto, sempre con la forza delle idee, senza farsi condizionare da nulla."

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 25 maggio 2025 alle 19:39
Autore: Filippo Pelucchi
vedi letture
Print