3 gol, knock out. Il Monza finisce al tappeto, come pugile tramortito dai colpi dell'avversario. La Reggiana fa male davvero. I biancorossi sono incapaci di reagire, restano inermi. Puniti da un avversario che dimostra, nei fatti, di essere più forte.

Adesso è il momento della presa di coscienza, del rendersi conto per davvero della realtà dei fatti. I numeri non mentono, a nessuno. Raccontano in maniera fredda come stanno le cose, senza mezze misure, senza interpretazione. Sono 9 i punti di distanza dalla vetta, 3 sole le vittorie in dieci partite disputate. Troppo poco.

Fino adesso si è cercato di mascherare ciò che non andava, di guardare più alle cose positive che a quelle negative. Questa sconfitta mette a nudo tutti i problemi.

Il Monza è senza gioco, senza un'idea chiara di cosa fare in campo. Fa un possesso palla spesso inconsistente, verticalizza con fatica. I biancorossi non si impongono, subiscono passivamente gli avversari. Si affidano solo alle giocate dei singoli, sperano che qualcuno davanti s'inventi qualcosa, che faccia la giocata. Quando però non c'è ispirazione allora diventa una squadra inconcludente. Sottoporta, poi, manca quella determinazione necessaria per trasformare una palla in gol. 

La cosa che preoccupa ancora di più, almeno per me, però è la mancanza di carattere. E' una squadra molle, poco decisa. Non c'è fame, i giocatori sembrano essere già sazi, già arrivati, anche se in realtà è ancora tutto da dimostrare. Il Monza si atteggia già da grande quando in realtà grande ancora non è. E' un problema di atteggiamento, oltre che di gioco. Qualcosa che non va nella testa ancor prima che nelle gambe. 

II tempo passa inesorabile, i passi falsi si sommano. Inutile girarci attorno questa squadra è stata costruita per vincere subito e di tempo non ce ne è molto a disposizione. Per il Monza questo non è un anno di transizione, una stagione di passaggio dopo la promozione dalla C. Si è detto che l'obiettivo è la A ad ogni costo. La proprietà e la dirigenza sono state chiare, investendo pesantemente per allestire la rosa più attrezzata di tutto il campionato. Il monte ingaggi non mente, un differenza abissale tra tutti gli altri club. Se le cose stanno così allora devi vincere, è il tuo obbligo. 

Ma non si vince a parole. Dire di essere più i forti non fa fare punti. La squadra di Brocchi ha parlato tanto e dimostrato fino ad ora poco. Oggi tutti colpevoli, da domani serve cambiare, ripartire in altro modo. Così non va, così si rischia di prendere altri pesanti pugni nello stomaco.

Con umiltà bisogna immergersi in questo campionato. La B non è una passeggiata per nessuno. Lavorare, lavorare e ancora lavorare. Servono motivazioni vere, non soltanto il fatto che con Berlusconi allora lo stipendio è più alto. Serve gente che ha un obiettivo comune, che fa di tutto per raggiungerlo. Serve attaccamento alla maglia, serve mangiare l'erba. Così si sale, altrimenti è giusto che si resti in B perché la A bisogna sudarsela e meritarsela. In questo campionato nessuno regala nulla, non le grandi ma nemmeno le più piccole.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 06 dicembre 2020 alle 21:40
Autore: Stefano Pontoni
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