Per la partita di domenica tra Torino e Monza, quale scelta migliore se non intervistare Ruggero Radice, figlio dello storico allenatore del Torino e giocatore del Milan, Gigi Radice. La sua carriera e quella di suo padre intrecciano necessariamente queste due squadre ed è l'occasione perfetta per fargli qualche domanda sul Monza e sul rapporto con la società. Ringrazio Ruggero per la sua disponibilità e gli auguro di esprimere il meglio con il settore giovanile del Siena, dove lavora attualmente.
Hai giocato per sei anni nel Monza. Qual è stato il momento più bello in Serie C?
“Ce ne sono due: il momento più bello è stato l'esordio a Vicenza, dove purtroppo perdemmo, però per me è stato un momento importante perché poi avevo fatto tutta la gavetta. In panchina c'era Di Biagio, aveva una squadra di giovani tutti vogliosi. Me lo ricordo perfettamente. Varrella mi fece esordire, tra l'altro oggi siamo tutti e due docenti del settore tecnico e quando lo vedo glielo ricordo sempre. Gli devo tanto. Il secondo momento più bello è legato a Boldini e ai due anni di playoff, dove purtroppo non riuscimmo a vincere pur giocando bene. Aveva una squadra, un gruppo unito con una bella identità. Anche Giampiero Trainini è stato di grande importanza come allenatore nel settore giovanile, nella Primavere e anche nella prima squadra. Ho imparato tanto e mi è servito anche come palestra per la mia carriera futura, che in quel momento stava prendendo un indirizzo più importante.”
Che cosa rappresenta per te oggi Monza? Stai seguendo il campionato?
“Sì, lo seguo sempre. Da quando è andato in Serie A c'è stata questa velocissima, fantastica entrata in campo di Berlusconi e soprattutto del dottor Galliani che hanno fatto cose straordinarie. Dal punto di vista sia degli impianti che della struttura e dell'organizzazione societaria mi ha emozionato, anche perché rivedere il Monza in questi palcoscenici è una soddisfazione bellissima. Sono passato fuori dal Monzello a vedere anche le strutture, davvero meraviglioso. La squadra ha fatto benissimo da quando c’era Giovanni Stroppa in B per passare alla Serie A in questi in questi tre stagioni, con squadre molto forti. Quest'anno, anche se in questo momento sta patendo dal punto di vista dei risultati, ha fatto delle ottime prestazioni e deve soltanto, secondo me, concretizzare un po’ di più. Credo però possa avere una rosa per tentare la salvezza. Magari farà qualche operazione a gennaio, ma rimane comunque una squadra che ha potenziale davanti. Servirebbe magari un altro attaccante o comunque riuscire a trovare più soluzioni con Maldini. Il problema è che è una squadra che sta facendo fatica a trovare il gol.”
Secondo te quanto è stato penalizzato il Monza dal calendario e in generale dai torti arbitrali? Penso in particolare alle partite col Milan e l’Atalanta.
“Per me il Monza gioca bene, mancano i punti però anche il calendario è stato sicuramente determinante. Sono d'accordissimo. Per quello che la squadra, l'organizzazione e le prestazioni hanno fatto intravedere anche dal punto di vista del gioco, il Monza non ha mai sfigurato neanche contro le grandi squadre. Certo, in Serie A sia dietro che davanti se fai qualche errore, lo paghi. Tu parlavi di errori arbitrali: mi ricordo bene quello col Milan che sicuramente è stato clamoroso. Quello a Bergamo non me lo ricordo bene, sono sincero. Queste cose, al di là che siano capitate contro il Monza, sono un po’ da rivedere, altrimenti diventa tutto opinabile. Non si può decidere in questo modo e non mi piacciono alcune interpretazioni su alcuni rigori, che sono molto dubbi o interpretati in maniera simile. A volte una partita puoi arrivare a perderla o vincerla a seconda di un'interpretazione di una cosa simile in maniera completamente opposta. Ecco, questa è una cosa che secondo me devono aggiustare.”
Chi è un giocatore che dovrà essere determinante al rientro dalla pausa nazionali? Penso a Pessina, che ha fatto un buon secondo tempo a Napoli e con la Lazio da trascinatore, ma che dovrebbe tornare più decisivo rispetto a questo avvio di campionato.
“Direi anch’io Pessina, che sappiamo tutti essere un ottimo giocatore. Mi aspetto magari un valore aggiunto da parte sua, ma sono curioso dello step che potrà fare ancora Maldini, che può, anzi, deve fare più gol. Io poi sono innamorato di Dany Mota, mi piace tantissimo e gioca poco rispetto al valore del giocatore. Mi piace perché è imprevedibile, sa fare gol ed assist e vuole legare il gioco, rispetto al sistema che usa Nesta. Insieme a Maldini secondo me può coesistere. Bisogna tenere conto anche di Djuric, che è chiamato a fare la sponda di testa. A volte forse si esagera un po’ a cercare quella giocata. Milan fa a sportellate con tutti, la prende sempre lui ma poi devi accompagnare la manovra. Anche Kyriakopoulos è abbastanza discreto di piede, magari pecca un po’ in fase difensiva. Sono questi giocatori che devono far sicuramente la differenza e trovare delle soluzioni. Petagna dopo l’infortunio potrebbe essere una prima punta però come alternativa. In Serie A, a costo di dire un’ovvietà, quello che si sta vedendo è che gli attaccanti fanno la differenza. Soprattutto in queste squadre che si devono salvare quando trovi poi la formula giusta davanti, diventa troppo importante segnare e fare gol. Io la qualità me l'aspetto da chi salta l'uomo come Maldini o Dany Mota. Questi due possono trovare una superiorità numerica. In certe partite non puoi giocare sempre nella metà campo avversaria e hai bisogno di giocatori che tengono la palla e che saltano l'uomo, insomma, che abbiano gamba e forza.”
Come mai non hai mai giocato nel Torino? C’entrava con la carriera di tuo padre?
“Abbiamo avuto due carriere completamente diverse. Quando lui allenava in Serie A, io non ero un giocatore pronto per giocare in quella categoria. Non sono mai stato insieme a lui e quando era al Torino, io ero ancora un ragazzo. Abbiamo fatto sempre la nostra carriera senza mettere becco nelle mie scelte o in quelle degli altri. Sono andato ad Avellino durante quella stagione, quando mio papà subentrò le ultime otto partite a Monza, quando lo richiamarono e vinsero il campionato. Però io ero già ad Avellino. Allora c'è stata quella polemica a dire che io ho rifiutato per mio padre, ma io ero già in un'altra squadra e lui fu richiamato a Monza. Vinsero comunque il campionato e per quello fui anche contento, ci mancherebbe. Quando mio padre allenava il Toro io ero giovane, lui ha fatto fino all’89 ed io allora ero aggregato alla prima squadra del Monza e alla Primavera. Feci i primi ritiri e poi l'esordio addirittura l'anno dopo, credo. Per cui, ecco, non ero sicuramente ad un livello per giocare in Serie A.”
Seguirai la partita di domenica?
“Lavorando adesso a Siena mi viene difficile per la distanza e con le tempistiche, ma seguirò la partita sicuramente”.
Come vedi Alessandro Nesta? Rimarrà anche dopo la sosta e dopo le prossime due partite con Torino e Como?
“Io questo non lo posso sapere. Ho fiducia nel dottor Galliani, che secondo me è uno dei migliori dirigenti italiani e se lui conosce molto bene Nesta io sono l'ultima persona che può giudicare il suo lavoro. Anche perché non vedi gli allenamenti e la preparazione. Sicuramente è un allenatore forte e preparato, l'ha dimostrato. Poi ovviamente i risultati a volte sono spostati da tanti episodi dentro le partite che non è che devi giudicare o compromettere il lavoro di un allenatore. Io spero che non lo mandino via perché è ancora lungo il percorso sono convinto di quello che ho detto all'inizio che il Monza si può salvare in serie A. per cui deve trovare soltanto una continuità di risultato. L’altro giorno ho visto l'intervista pre partita di Nesta prima della gara con la Lazio. Anche in quel caso il Monza non è che è stato a guardare ma ha fatto la sua partita. Deve cercare di curare dei dettagli, a volte basta la palla in mezzo per trovare i modi di pareggiare o di vincere le partite. Si vede poi negli atteggiamenti dei giocatori che sono sul pezzo, per cui credo che l'ambiente sia unito e che in questi momenti si veda anche la qualità dei dirigenti e della società che fanno quadrato intorno all'allenatore e tolgono qualsiasi dubbio ai giocatori. In questi momenti si trova veramente la forza e la continuità dei risultati. Quando la società inizia a far capire che potrebbe esserci qualche possibilità di una scelta diversa dentro gli spogliatoi, non è sono percezioni che ti fanno dare qualcosa in meno. Invece nel caso del Monza, sicuramente la società se mette una quadra intorno all’allenatore è la cosa migliore da fare. È chiaro che se continui così e diventa insostenibile, nel momento in cui continuo a perdere o magari si fanno prestazioni brutte, allora diventa il primo segnale. Purtroppo, il primo segnale rimane sempre quello, ma è una è una questione diversa quella del Monza.”
Per chiudere: Il Monza si salverà?
“Secondo me sì. Se dicessi il contrario, sarei incoerente con quello che ho detto finora. Secondo me il Monza si salverà e la mia più grande fiducia è in Galliani. Se poi interverrà nel mercato di gennaio o meno, lo deciderà con le sue grandi capacità.”
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