Quella che sembrava una semplice tosse, nell'estate 2021, si è trasformata quasi in tragedia per Pedro Obiang: il futuro biancorosso, fu vittima di un potente focolaio polmonare che scatenò una miocardite, causa a sua volta del lungo stop (325 giorni per un totale di 55 partite saltate col Sassuolo) col rischio di chiudere anzitempo la sua carriera.

"Difficile capire le cause, prima ho avuto una broncopolmonite. Ero vaccinato, ma probabilmente avevo anche avuto il Covid in forma asintomatica. Mi sentivo stanco, ma era appena morto mio padre e credevo fosse stress. Invece mi hanno detto che per guarire sarebbero serviti sei mesi", raccontò tempo dopo lo stesso Obiang alla Gazzetta.

"Non avendo sintomi, non avvertivo la gravità del problema. Me ne accorsi in ospedale. Mi attaccarono la macchinetta per i battiti del cuore: bastava che mi alzassi in piedi, le pulsazioni salivano tantissimo e la macchinetta trasmetteva quel rumore. Ho imparato quanto sia importante farsi controllare. Al sesto mese ero convinto di essere guarito. Ma non era così e cominciai a pensare al ritiro. I medici mi dicevano che c’era di mezzo la mia vita. Avevano ragione. Ma fin da bambino ho sempre corso dietro alla palla senza un giorno di stop. Ero mentalmente provato", ha proseguito.

Obiang reagì così: "Dopo il terzo mese ho smesso di considerarmi un calciatore. Mi sono concentrato sulla famiglia. Prima mi sembrava di non avere mai il tempo per fare altro, la verità è che il tempo ci sarebbe stato, ma non lo trovavo io. Ci sono tante cose importanti fuori dal calcio. Ho avviato un’azienda vinicola, la Cria Cuervos: per adesso facciamo un bianco, un rosso e un rosé. Lo stop per la miocardite mi ha migliorato, ora vivo nel presente".

Sezione: Focus / Data: Gio 05 giugno 2025 alle 15:00
Autore: Roberto Sabatino
vedi letture
Print