L'attacco del Monza non segna più. Quanta fatica nelle ultime giornate per le punte biancorosse, quasi mai pericolose e spesso avulse dalla manovra. Là davanti praticamente tutti hanno deluso.
A cominciare da Diaw. Arrivato dal Pordenone come grande colpo del mercato di gennaio per dare una scossa ad una squadra che già mostrava i primi segni di calo, il classe '92 non è riuscito a calarsi nella nuova realtà. Una flessione netta, la sua, in termini di prestazioni e gol. I numeri da quando è arrivato in Brianza sono impietosi. In neroverde 18 partite, 10 gol (3 su rigore), 2 assist, in biancorosso 774 minuti, 13 partite, nessun gol, nessun assist. Il motivo di questo drastico ridimensionamento? Di certo non lo aiuta la posizione nel quale Brocchi lo ha schierato fino a questo momento. Diaw non è una prima punta di ruolo, fa fatica a giocare spalle alla porta. La sua abilità è quella di colpire in profondità, sfrecciando alle spalle della difesa avversaria, caratteristica non sfruttata da un Monza dalla manovra troppo lenta e orizzontale. Senza ripartenze, costretto a sportellare tra i centrali, il friulano fa una fatica tremenda a trovare la via della porta. In più si aggiunge il peso della responsabilità, mai provato prima in carriera, di giocare per una squadra che deve per forza vincere.
Non granché, almeno fino al momento, nemmeno l'apporto degli altri due acquisti del mercato invernale, D'Alessandro e Ricci, anch'essi palesemente fuori ruolo. Il primo, dopo l'ottimo impatto all'esordio è andato in calando. Anche l'ex SPAL soffre un ruolo non suo, è più un esterno tutta fascia e a fare la seconda punta pare un pesce fuor d'acqua. Il secondo invece, schierato a spizzichi e bocconi, non è ancora riuscito a mettere in mostra la sua fantasia e in questo modulo, che ha già bruciato anche altri trequartisti, pare c'azzecchi ben poco.
Disastrosa, invece, la stagione di Maric. Dall'arrivo in jet privato a Linate all'essere quasi fuori rosa a gennaio, salvo poi reintegro per emergenza nelle ultime settimane. Il croato, che doveva essere uno dei top player in grado di far fare alla squadra un salto di qualità, si rivelato un flop. Galliani ci aveva investito molto, strappandolo alla concorrenza dei Rangers di Glasgow, ma non è stato ripagato. Cosa non ha funzionato? Tanti i fattori. Doveva giocare in coppia con Gytkjaer ma si è capito ben presto che i due si pestavano i piedi, poi Brocchi lo ha provato esterno, in un ruolo alla Mandzukic che però è stato un completo fallimento tattico. La tanta panchina e una condizione mai brillante per uno della sua stazza hanno fatto il resto.
Non benissimo, va detto, nemmeno Boateng. Giocatore, almeno sulla carta, fuori categoria, è riuscito a dare soltanto parzialmente il contributo che ci si aspettava da uno come lui. Qualche sprazzo di classe, qualche partita da trascinatore ma anche tante prestazioni così e così, tra l'insufficienza piena e un 6 risicato. Suggeritore più che finalizzatore, Prince, si è trovato spesso a predicare nel deserto, costretto a cercare, senza fortuna, la giocata personale. Anche per lui, poi, gli acciacchi hanno fatto la differenza. Gli è mancata spesso la brillantezza, lo spunto per incidere come saprebbe.
Una condizione precaria che ha condannato anche Mario Balotelli. Prima il ritardo di condizione, poi uno stiramento al flessore, poi ancora una piccola lesione al retto femorale. Ha giocato 8 partite, ne ha saltate 15. Di Supermario nessuna traccia. Questa volta il problema non è la testa ma il fisico. Se non sta bene non riesce a fare la differenza e anche nell'ultima contro l'Ascoli ha palesato una forma ancora non delle migliori.
Un po' meglio sono andati Gytkajer e soprattutto Dany Mota, le cui assenze sono state un macigno nell'ultimo periodo. Senza i due in campo i gol si sono dimezzati e le sconfitte moltiplicate. Brocchi spera di recuperarli al più presto per questo cruciale finale di stagione. Troppo importanti il danese e il portoghese per questo Monza, che non può affidarsi soltanto all'estro e agli inserimenti di Frattesi.
Pochi gol uguale pochi punti, l'equazione è semplice. Se in Brianza si vuole raggiungere la A bisogna cambiare qualcosa davanti. Spetta a Brocchi trovare la formula giusta per sfruttare al meglio le caratteristiche dei propri attaccanti e non affidarsi soltanto alle estemporanee giocate personali.
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