A raccontarsi è il nuovo portiere del Monza Alessio Cragno, che, attraverso i microfoni di cronachedispogliatoio.it, ha esposto il problema che lo accompagna da una vita, la balbuzie. "Ho questo problema sin dalla nascita e non ho paura a chiamarlo problema. Non c'è stato un momento scatenante da cui poi ho iniziato a parlare così, sin da piccolo parlavo così, con delle interruzioni e non avevo una spiegazione, anzi mi era normale".

Il percorso: "Dopo diversi anni, i miei genitori mi portarono dalla logopedista per capire meglio a cosa fosse dovuto, ma alla fine anche la stessa dottoressa disse "nulla".  Non avevo problemi, solo queste continue interruzioni, un problema al linguaggio. Tutta colpa del diaframma. Del mio stato emotivo. Ho provato a curarle, e lo faccio ancora adesso. Tuttora vado dalla logopedista, ogni tanto faccio un ciclo di terapie. Da adulto è molto più facile, quando sei piccolo prendi tutto come un gioco, lo fai divertendoti. Da grande impari ad ascoltarti, a gestirti, a renderti conto di cosa serva davvero per migliorare. Ora ho maggiore consapevolezza di quello che faccio. Riesco ad ascoltarmi e capirmi".

Poi continua: "I miei genitori mi hanno sempre ripetuto una frase "Tu prendi il tempo che ti serve. Se qualcuno è realmente interessato a te, aspetta". Io sono questo: parlo, balbetto, vado in tv e faccio le interviste balbettando. A volte succede che, rientrando negli spogliatoi, trovi qualche messaggio su Instagram del tipo "Ciao, ti ho visto, ma come fai? Io soffro del tuo stesso problema e mi vergogno nell’approcciare alle persone". Quando mi vedete balbettare in tv, pensate "Ma se ce la fa lui, perché non posso farcela io?". Smettete di fare a gara con gli altri. La corsa è solo con voi stessi. Tu sei questo, con i tuoi pregi e i tuoi difetti. I problemi diventano tali quando uno li fa diventare. Accettatevi con i difetti che avete. Se fossimo tutti uguali e impeccabili, sai che noia. Non sono queste le caratteristiche che fanno di te una brava persona. Non voglio essere retorico, so che è dura, ma vale la pena provarci e avere una prospettiva diversa da quella che ci raccontano fin da piccoli.

In campo, ad esempio, mi scompare. Perché urlo, e quando urlo non mi succede. Così come quando canto. Sono frasi corte, e seguono una linea, un ritmo. Se riesco a mantenere una respirazione costante, parlando a cantilena, difficilmente balbetto. Potrei andare avanti per ore. Se parlando mi accorgo che sta per accadere e sto per andare contro un muro, cambio discorso o parole. Allungo le frasi, la prendo alla larga. Quando sei lì è un rigore: non importa con quale piede lo calci, basta che lo tiri.​​​​​​"​

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 18 luglio 2022 alle 16:30
Autore: Emanuele Dell'Anna
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