Estratto dell’articolo di Claudio Bozza,Monica Colombo per il “Corriere della Sera”
«Ero a Istanbul per la finale di Champions League. A un certo punto mi chiama Danilo Pellegrino, l’ad di Fininvest… Mi è cascato il mondo addosso». Siamo nel quartier generale di Fininvest, Adriano Galliani è nel suo ufficio. Sono passati più di tre mesi da quando il Cavaliere se n’è andato […]
Galliani, lei ha trascorso 44 anni al fianco di Berlusconi. E ora correrà proprio per conquistare il suo seggio. Lei stesso, al «Corriere», annunciò che non si sarebbe ricandidato in Senato. Con che spirito ha accettato questa sfida?
«Con lo stesso spirito con il quale, per 44 anni, ho considerato Silvio Berlusconi non solo il mio presidente, ma soprattutto la mia guida e amico affettuoso […]».
Quando lo aveva sentito per l’ultima volta?
«Poco prima della sua scomparsa. Abbiamo parlato di tante cose, come sempre: di sport, politica, famiglia. Continuava a lavorare, anche dal suo letto al San Raffaele. La cosa che mi colpisce […] è che parlava solo del futuro, come ha fatto durante tutta la sua vita, pieno di progetti, di idee, di entusiasmo per le cose da fare».
Alla fine, dopo quasi mezzo secolo assieme, è riuscito a dargli del tu?
«Assolutamente no. Lui invece, ultimamente, mi dava del tu».
Il momento più bello?
«[…] i momenti più belli sono stati due: la promozione del Monza in Serie A dopo 110 anni e la prima vittoria nella Coppa dei Campioni del Milan, a Barcellona, nel maggio 1989 contro la Steaua Bucarest».
Se fosse qui come avrebbe commentato la débâcle dell’ultimo derby?
«Forse vi sorprenderò: Berlusconi era certamente un grandissimo tifoso del Milan, ma non era affatto anti-interista, perché si sentiva cittadino di Milano. Avrebbe sofferto molto per il Milan, ma avrebbe riconosciuto i grandi meriti dell’Inter, che ha giocato una partita perfetta. Era un esteta, anche nel calcio, e il fatto che una squadra della sua città avesse giocato così bene, gli avrebbe fatto piacere».
Lei spiegò: «Fare il numero due del presidente è perfetto per la mia psiche e la mia anima». Oggi le manca più come amico o come riferimento professionale?
«È difficile separare le due cose. Berlusconi diceva sempre che i suoi collaboratori dovevano essere prima di tutto amici, perché così il tempo passato insieme lavorando diventava un piacere e non un sacrificio. Con lui era proprio così».
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