La FIGC fa i conti ed entra in crisi e perciò interpella il Governo italiano. Lo fa attraverso un documento ufficiale rivolto proprio al Governo e pubblicato attraverso i propri canali ufficiali.
Il documento:
Il calcio italiano lancia il suo grido d’allarme. E lo fa con un documento ufficiale che la FIGC ha inviato oggi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ai rappresentanti dei Dicasteri di Economia e Finanze, Salute e Sviluppo Economico, nonché al Sottosegretario allo Sport, nel quale vengono analizzati nel dettaglio potenzialità, criticità e impatto socio-economico di uno dei settori produttivi più rilevanti del nostro Paese.
Le gravi ripercussioni economiche generate dall’emergenza pandemica da Covid-19 e le conseguenti misure di contenimento a cui si sono sottoposti i Club professionistici sono diventate ormai insostenibili, mettendo a rischio la sopravvivenza dell’intero comparto che, come ampiamente dimostrato nel documento inviato, di fatto rallenta anche la ripresa economica generale dell’Italia.
Per ogni euro investito dal Governo italiano nel calcio, infatti, il sistema Paese ha ottenuto un ritorno in termini fiscali e previdenziali pari a 17,3 euro, con evidenti benefici in termini percentuali sul PIL, tanto che l’ammontare della contribuzione fiscale e previdenziale del calcio professionistico degli ultimi 13 anni è stata pari a 14 miliardi di euro.
“Siamo ad un bivio – dichiara il presidente della FIGC Gabriele Gravina – dobbiamo agire con celerità per impedire che la crisi del calcio professionistico obblighi i Club al blocco dell’attività, mettendo così in ginocchio tutto il comparto sportivo, le aziende dei 12 settori merceologici ad esso collegati e l’intero sistema Paese, con un non auspicabile decremento della contribuzione fiscale diretta e indiretta. Non abbiamo chiesto ristori al Governo, piuttosto di riconoscerci l’importanza socio-economica che il calcio ha attraverso l’adozione di alcune misure urgenti per risollevare i Club dalla crisi generata dal Covid-19. Il calcio può avere un ruolo determinante per la ripresa complessiva dell’Italia”.
Gli importanti risultati ottenuti fino ad ora dalla FIGC, grazie alla costante e proficua interlocuzione con il Governo dagli interventi in materia di fiscalità, ai rimborsi per le spese sanitarie, passando al rinnovo per il mondo del calcio della facilitazioni contenute nel cosiddetto decreto ‘impatriati’, solo per citarne alcuni, rischiano di essere vanificati senza interventi più strutturali a livello legislativo e soprattutto un’adeguata programmazione per la stagione agonistica alle porte.
A tal proposito, oltre a rinnovare la richiesta dell’apertura al 100% degli stadi luoghi all’aperto per i possessori delle ‘certificazioni verdi Covid-19’ o, in subordine, di prendere in considerazione il concetto di ‘sedute alternate a scacchiera’ in luogo della ‘distanza interpersonale di un metro’, la FIGC ha proposto i seguenti provvedimenti al fine di creare le condizioni per un’effettiva ripresa del settore:
Il documento:
Il calcio italiano lancia il suo grido d’allarme. E lo fa con un documento ufficiale che la FIGC ha inviato oggi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ai rappresentanti dei Dicasteri di Economia e Finanze, Salute e Sviluppo Economico, nonché al Sottosegretario allo Sport, nel quale vengono analizzati nel dettaglio potenzialità, criticità e impatto socio-economico di uno dei settori produttivi più rilevanti del nostro Paese.
Le gravi ripercussioni economiche generate dall’emergenza pandemica da Covid-19 e le conseguenti misure di contenimento a cui si sono sottoposti i Club professionistici sono diventate ormai insostenibili, mettendo a rischio la sopravvivenza dell’intero comparto che, come ampiamente dimostrato nel documento inviato, di fatto rallenta anche la ripresa economica generale dell’Italia.
Per ogni euro investito dal Governo italiano nel calcio, infatti, il sistema Paese ha ottenuto un ritorno in termini fiscali e previdenziali pari a 17,3 euro, con evidenti benefici in termini percentuali sul PIL, tanto che l’ammontare della contribuzione fiscale e previdenziale del calcio professionistico degli ultimi 13 anni è stata pari a 14 miliardi di euro.
“Siamo ad un bivio – dichiara il presidente della FIGC Gabriele Gravina – dobbiamo agire con celerità per impedire che la crisi del calcio professionistico obblighi i Club al blocco dell’attività, mettendo così in ginocchio tutto il comparto sportivo, le aziende dei 12 settori merceologici ad esso collegati e l’intero sistema Paese, con un non auspicabile decremento della contribuzione fiscale diretta e indiretta. Non abbiamo chiesto ristori al Governo, piuttosto di riconoscerci l’importanza socio-economica che il calcio ha attraverso l’adozione di alcune misure urgenti per risollevare i Club dalla crisi generata dal Covid-19. Il calcio può avere un ruolo determinante per la ripresa complessiva dell’Italia”.
Gli importanti risultati ottenuti fino ad ora dalla FIGC, grazie alla costante e proficua interlocuzione con il Governo dagli interventi in materia di fiscalità, ai rimborsi per le spese sanitarie, passando al rinnovo per il mondo del calcio della facilitazioni contenute nel cosiddetto decreto ‘impatriati’, solo per citarne alcuni, rischiano di essere vanificati senza interventi più strutturali a livello legislativo e soprattutto un’adeguata programmazione per la stagione agonistica alle porte.
A tal proposito, oltre a rinnovare la richiesta dell’apertura al 100% degli stadi luoghi all’aperto per i possessori delle ‘certificazioni verdi Covid-19’ o, in subordine, di prendere in considerazione il concetto di ‘sedute alternate a scacchiera’ in luogo della ‘distanza interpersonale di un metro’, la FIGC ha proposto i seguenti provvedimenti al fine di creare le condizioni per un’effettiva ripresa del settore:
1. rinvio per un congruo periodo di tempo non meno di due anni di tutti i versamenti dovuti a titolo di imposte dirette e indirette nonché dei contributi previdenziali a decorrere dalla entrata in vigore della legge con successivo pagamento con massima rateizzazione sino a cinque anni;
2. sospensione sino al 30 giugno 2023 del “divieto di pubblicità e di sponsorizzazione”, il cosiddetto betting;
3. accesso facilitato a misure di sostegno alla liquidità delle società sportive nonché strumenti di garanzia dedicati alle società in crisi;
4. procedure dedicate di rateizzazione e di conciliazione dei debiti fiscali delle società di calcio con l'Agenzia delle Entrate;
5. utilizzabilità in compensazione dei crediti per imposte anticipate derivanti da perdite fiscali in fase di liquidazione dei debiti tributari per ritenute sui compensi erogati ai tesserati;
6. introduzione di sgravi fiscali e contributivi in relazione ai contratti stipulati con calciatori professionisti di giovane età attraverso la modalità dell'apprendistato;
7. creazione del “fondo salva calcio” attraverso la destinazione, sino al 30 giugno 2023, della quota dell’1% sul totale della raccolta da scommesse relative a eventi sportivi di ogni genere, anche in formato virtuale, effettuate in qualsiasi modo e su qualsiasi mezzo, sia on-line, sia tramite canali tradizionali, ad un fondo gestito dalla FIGC e destinato a misure di sostegno e di ripresa del calcio nazionale professionistico e dilettantistico, della Divisione Calcio Femminile e del Settore Giovanile e Scolastico.
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