Guardando al passato, però, non si può far altro che notare come la “cantera” brianzola abbia sfornato grandi talenti, alcuni dei quali in grado di scrivere la storia del calcio italiano. E non solo.
Luciano Castellini: il “Giaguaro” che fece innamorare Torino e Napoli
Basti pensare, ad esempio, a Luciano Castellini, cresciuto nel fervido settore giovanile della squadra biancorossa, capace di scrivere la storia di una squadra grande tradizione come il Torino, col quale riuscì nell’impresa di laurearsi “Campione d’Italia” nel 1976, ultimo Scudetto vinto dai granata l’unico dopo la tragica fine del “Grande Torino”.
Un portiere dotato di grandi doti acrobatiche, che gli valsero l’appellativo di “Giaguaro”, ricordato con grande affetto anche dai tifosi partenopei per aver onorato la maglia del Napoli per sette lunghe annate. All'ombra della Mole Antonelliana, prima, e quella del Vesuvio, poi, Castellini riuscì a vincere anche una Coppa Italia ed il premio come “miglior portiere del campionato” in più occasioni.
In Nazionale, però, Castellini riuscì a collezionare una sola presenza, chiuso da un mito dello sport italiano come Dino Zoff, che recentemente ha spento le 80 candeline. Dopo aver terminato la carriera da calciatore, Luciano è stato tra i migliori preparatori dei portieri italiani, prestando i suoi servigi per oltre 15 anni nell’Inter, col quale ancora collabora nel settore giovanile.
Francesco Antonioli: il portiere dell’ultimo Scudetto giallorosso
Tre Scudetti, due Champions League ed oltre 630 presenze nei campionati professionistici italiani, di cui più di 410 nella massima serie professionistica italiana. È questo l’invidiabile curriculum di Francesco Antonioli, che con la maglia dei brianzoli debuttò, poco più che sedicenne, in una match di Coppa Italia contro la Juventus.
Luciano Castellini: il “Giaguaro” che fece innamorare Torino e Napoli
Basti pensare, ad esempio, a Luciano Castellini, cresciuto nel fervido settore giovanile della squadra biancorossa, capace di scrivere la storia di una squadra grande tradizione come il Torino, col quale riuscì nell’impresa di laurearsi “Campione d’Italia” nel 1976, ultimo Scudetto vinto dai granata l’unico dopo la tragica fine del “Grande Torino”.
Un portiere dotato di grandi doti acrobatiche, che gli valsero l’appellativo di “Giaguaro”, ricordato con grande affetto anche dai tifosi partenopei per aver onorato la maglia del Napoli per sette lunghe annate. All'ombra della Mole Antonelliana, prima, e quella del Vesuvio, poi, Castellini riuscì a vincere anche una Coppa Italia ed il premio come “miglior portiere del campionato” in più occasioni.
In Nazionale, però, Castellini riuscì a collezionare una sola presenza, chiuso da un mito dello sport italiano come Dino Zoff, che recentemente ha spento le 80 candeline. Dopo aver terminato la carriera da calciatore, Luciano è stato tra i migliori preparatori dei portieri italiani, prestando i suoi servigi per oltre 15 anni nell’Inter, col quale ancora collabora nel settore giovanile.
Francesco Antonioli: il portiere dell’ultimo Scudetto giallorosso
Tre Scudetti, due Champions League ed oltre 630 presenze nei campionati professionistici italiani, di cui più di 410 nella massima serie professionistica italiana. È questo l’invidiabile curriculum di Francesco Antonioli, che con la maglia dei brianzoli debuttò, poco più che sedicenne, in una match di Coppa Italia contro la Juventus.
Un portiere con pochi fronzoli, probabilmente penalizzato da una tecnica eccelsa ma poco spettacolare. Brianzolo doc, dopo aver debuttato nel Monza passa al Milan, dove vince, nel ruolo di terzo portiere, due Coppe dei Campioni. Chiuso dalla presenza di portieri più esperti, Antonioli passò in prestito al Modena, in Serie B, dove giocò con continuità.
Rientrato alla base, vince, da dodicesimo, i primi due Scudetti dell’era Capello e saluta, poi, definitivamente, la squadra rossonera. Gioca per molti anni a Bologna, dove ottiene una promozione in Serie A e si mette in luce meritandosi le attenzioni del suo antico maestro “Don Fabio”. Capello, infatti, lo volle come guardiano della Roma, dove vince, da indiscusso protagonista, lo Scudetto nel 2001. Solo un anno prima, Antonioli si era laureato “Vice-Campione d’Europa” con la maglia della nazionale Azzurra.
Da terzo portiere a “Campione d’Italia”: la storia di Christian Abbiati
Un altro portiere cresciuto calcisticamente nel Monza, dove arrivò diciassettenne, che può vantare un curriculum simile a quello di Antonioli, è certamente Christian Abbiati. Il palmares dell’ex portiere biancorosso, d’altro canto, parla da solo: tre Scudetti +1 revocato nella stagione vissuta con la maglia juventina e una Champions League con la maglia del Milan, oltre ad un titolo di campione europeo under 21 e vice-campione continentale con la Nazionale A.
Eppure, in molti si chiedono se la carriera di Abbiati fosse stata la stessa se Sebastiano Rossi non avesse commesso quel gesto deprecabile pugno a Bucchi durante un Milan-Perugia che gli costò una lunga squalifica. Quell’anno, oltretutto, Christian iniziò la stagione da terzo portiere, chiuso dalla presenza di Rossi e Lehmann, e le prospettive di poter recitare un ruolo da protagonista erano davvero scarse.
Nessun addetto ai lavori del mondo del calcio, neppure quelli più professionali che offrono servizi di divertimento come la roulette ed altri ancora, poteva immaginare che Abbiati, potesse diventare un pilastro del Milan di Zaccheroni, capace di vincere, contro pronostico, il sesto scudetto dell’epopea berlusconiana rossonera. Abbiati, poi, è stato il portiere titolare dell’ultimo Milan “Campione d’Italia”, il primo Scudetto vinto da Max Allegri al debutto in una “big” dopo essersi messo in luce nelle stagioni di Cagliari.
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