Il tecnico del Monza, Giovanni Stroppa ha parlato ai microfoni di Sky Sport: "Dormito? No. Non mi è ancora passata l'adrenalina della partita, di quello che è successo. Forse ci vorrà qualche giorno per smaltire, metabolizzare e probabilmente per rendersi conto".
Ha rivisto la partita?
"No, solo bicchieri e bottiglie".
Che effetto fa?
"È da cardiopatici, bellissimo, bella soddisfazione".
Avevate preparato così la partita?
"Forse i giocatori pensavano che la partita iniziasse alle 20.45. È strano, perché essere sotto così senza avere iniziato la partita poteva ammazzarci sportivamente. Non abbiamo mollato, qualche minuto dopo avere preso gol mi hanno dato una risposta, lì ho sentito una sensazione positiva. Poi è arrivato il 3-2 di Mastinu, per l'ennesima volta stavamo portando a casa il risultato ed è stata una mazzata. Ma lì la squadra mi sembrava padrona di quel che stava facendo. Poi è andata così, è uscita la qualità del gioco, si sono aperte le distanze e non abbiamo perso equilibrio. Siamo stati bravi: Gytkjaer che entra e vuole determinare gli episodi...".
Proprio su Gytkjaer: in Italia arriva con tanti gol, poi è stato un oggetto misterioso, esploso nei playoff. È un giocatore che può dare un contributo in Serie A?
"Margini di crescita enormi, è una persona molto molto intelligente. Lo descriverei come "uomo" per l'integrità morale e la professionalità. Ha iniziato in maniera non positiva, creando un sacco di occasioni non sfruttate. Fisicamente non era a posto. Poi è migliorato sotto quell'aspetto, è entrato nel gioco, nei meccanismi, non ha mai mollato. Questo vale per lui come per i ragazzi. La fortuna di gestire così tanti giocatori, è motivare e coinvolgere tutti quanti. Si è conquistato sul campo i gradi da leader, all'interno dello spogliatoio è sempre stato un esempio. Raccoglie i frutti, perché quando gli attaccanti vanno in fiducia fanno cose straordinarie".
Resterà nella storia, ne è consapevole?
"Sì, è bellissimo. Sono realista in questo, oltre alle questioni sportive c'era qualcosa di diverso per la proprietà, per la storia che questo club poteva avere. Aveva sfiorato molte volte la A".
Che proprietà è questa? Berlusconi e Galliani hanno fatto la storia del calcio a Milano.
"Facevo parte di quel Milan, il rapporto era calciatore-dirigenti. Fare l'allenatore per loro è diverso. Mi aspettavo un rapporto più insistente, invece ci sono state risposte incredibili. Galliani quotidianamente è stato una spalla, mi ha fatto lavorare molto bene. Berlusconi, settimanalmente, prima e dopo la partita, ci siamo confrontati per la formazione e per le scelte. Disamina con diverse vedute ma con rispetto nei miei confronti: è stata una sorpresa, pensavo fossero più condizionanti. Distaccati ma presenti. Non vorrei dimenticare il direttore Antonelli, ha vissuto personalmente ogni giorno".
Su Berlusconi.
"Io mi ricordo il discorso di insediamento al Milan. Disse "Noi vinceremo in Europa, in Italia e nel mondo". Poi dopo un anno e mezzo era successo. Ho qualche timore dopo quello che ha detto ieri sera".
C'è un aspetto sul quale ha già ragionato per il miglioramento del Monza?
"In questo momento non posso rispondere, non è il momento per affrontare questo discorso. Vediamo nelle prossime settimane quali saranno gli obiettivi, cosa deciderà la società, quale budget è a disposizione. Non è il mio compito: rispondo in maniera molto banale, cercherà di fare al meglio il mio lavoro, poi dipende dalla squadra".
Sulle critiche.
"Non me le sono mai sentite addosso. Ci sono state delle difficoltà oggettive nella costruzione della squadra, non numericamente, ma non ho avuto la possibilità di allenare perché in parecchi erano fuori, chi da mesi oppure qualche settimana. Giocatori importantissimi per la costruzione, evoluzione di un lavoro. Questo ha rallentato il percorso di conoscenze. Poi siamo stati bravi a mantenere un certo tipo di classifica a ridosso dei playoff. I frutti sono stati raccolti nel girone d'andata, prima che qualcuno prendesse il Covid eravamo in una forma straordinaria. Lì ci hanno tagliato le gambe. L'ATS ha bloccato gli allenamenti, i ragazzi stavano a casa e individualmente non riuscivano ad allenarsi. Abbiamo avuto un girone di ritorno straordinario. Avere vinto a Cittadella ha cambiato la consapevolezza di potere arrivare davanti. Siamo arrivati a Perugia da secondi in classifica, ma non in condizioni straordinarie. Quel risultato poteva tagliarci le gambe, i playoff sono lì a testimoniare un percorso atletico, di idee di gioco, che ha mostrato una squadra in piena salute".
Sulla promozione.
"Il nodo in gola non l'ho quasi mai avuto, sono sempre stato equilibrato e razionale. Questo è un groppone per tutto ciò che abbiamo vissuto, un percorso bellissimo e sofferto, forse più bello così. Arrivare ai playoff, con la squadra in crescendo, è un orgoglio personale. Ho dedicato questa vittoria allo staff ma penso che il segreto di un allenatore è quello di avere collaboratori bravi".
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