Il Monza pensa forse di essere già in Serie A. Così non è, perché non basta fare un mercato da 10 e lode per ottenere la promozione.

La società ha fatto la sua parte, e forse anche più, allestendo una rosa che in B può essere paragonata soltanto alla Juve post calciopoli. I risultati del campo, però, per il momento non rispecchiano affatto le potenzialità di questa squadra. Sì, i bagai sono lì al secondo posto, quello che vale il salto diretto in A, ma non hanno mai dato la sensazione di poter dominare questo campionato.

Troppe prestazione così così, troppe partite a cui ci è affidati soltanto all'estro dei singoli. Passaggi a vuoto che hanno minato le certezze della scorsa estate, costringendo Galliani e Berlusconi a gennaio, e non è un caso, a rimettere mano al portafogli. Comprare nuovi giocatori, però, non è la soluzione a tutti i mali. Da gennaio in poi la squadra sembra fare ancora più fatica di prima. 

Manca un gioco corale, manca una chiara idea di cosa si voglia fare da grandi. L'impressione è che appena si inceppa uno dei big il Monza si normalizzi. Tutt'altro che schiacciasassi, allora, quella di Brocchi si trasforma in una squadra mediocre che può soffrire contro chiunque. E in B non c'è nessuno che regala nulla.

L'abbiamo capito più volte in questa stagione. Basti vedere le ultime due sberle del Pisa e i soli 5 punti nelle prime quattro del girone di ritorno per capire che nulla è scontato, che questo è un campionato difficilissimo.

Inutile pensare allora a Ribery o ad altre figurine da aggiungere alla collezione, a pensare a come sarà il prossimo anno la Serie A. Bisogna concentrarsi solo ed unicamente sul campo. Il Monza nelle prossime giornate deve dare quell'accelerata che è sempre mancata da inizio stagione ad oggi. Brocchi in primis ma anche qualche altro giocatore che sembra vivacchiare sono chiamati ad una reazione, a una svolta. Tutti, dal primo all'ultimo, devono dimostrare di essere davvero all'altezza di questo progetto e di valere la maglia che indossano. 

Nel mentre la società getta acqua sul fuoco, chiede sostegno e unità, rassicura allenatore, staff e squadra. Servirebbe però una strigliata. La confort zone va bene ma fino ad un certo punto, ora serve altro.

Sezione: Primo Piano / Data: Mar 16 febbraio 2021 alle 15:07
Autore: Stefano Pontoni
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