L'amministratore delegato del Monza, Adriano Galliani, ha rilasciato un'intervista a Sky Sport in vista della gara tra i brianzoli e il Milan in programma per sabato all'U-Power Stadium: "Sono nato e crescito a Monza, fino al 1986. La mia vita è sempre stata collegata al calcio e fino a quando sono stato proprietario del Monza fino al 1985 ho vissuto qui. Poi quando sono diventato ad del Milan mi sono trasferito a Milano, per respirare l'aria del mio nuovo posto di lavoro".

Si aspettava di emozionarsi ancora dopo il Milan?
"Certo, la mia vita calcistica è Milan e Monza, e l'ultimo mio ballo professionale doveva essere qui. Sono tornato a casa ma non potrò mai tradire il Milan, dove sono stato 31 anni. Nessun tifoso mi ha mai dato del traditore. Il Duomo, la mia casa e lo stadio. A Monza da bambino facevo questo".

Ci racconta com'è nata l'idea di prendere il Monza per Berlusconi?
"In occasione di uno dei tradizionali pranzi del martedì gli dissi che c'era il Monza in vendita. Ci siamo seduti a tavola e disse a tutti quelli che c'erano, tra i quali dirigenti di Fininvest, che aveva saputo da me che il club era in vendita. Tutti dissero di sì, di prenderlo, e Silvio mi disse: 'Vai e fai'. Abbandonai il piatto e lo spaghetto e con Colombo ci siamo subito stretti la mano, al primo incontro. Abbiamo poi rispettato tutto quello che avevamo detto".

Com'è andata con Palladino?
"Palladino ha iniziato con noi nel 2019, non ha potuto giocare per problemi fisici ed è nata subito l'idea che potesse diventare allenatore. Nelle prime 5 gare avevamo zero punti, la sesta contro il Lecce pareggiammo facendo solo un tiro in porta e abbiamo deciso di cambiare tecnico. Andai ad Arcore e dissi a Berlusconi la mia idea. A quel punto dissi a Palladino di iniziare magari dopo la Juventus, visto che non gli sarebbe magari convenuto, visto l'avversario che avrebbe affrontato all'esordio. Ma Raffaele volle iniziare e arrivò la vittoria. Fare 6 punti in una stagione con la Juve è stata una cosa straordinaria".

Difesa a tre difficile da digerire per il presidente?
"Berlusconi non la ama, ma Palladino gli ha spiegato tutto. Il calcio è cambiato, prima vincevano solo le squadre con la linea a quattro. Ora no".

Pensa che il calcio italiano possa tornare il migliore al mondo?
"Temo che sia impossibile. Le squadre inglesi fatturano 3-4 volte quelle italiane, e penso che sia difficile che il nostro calcio possa tornare quello degli anni '90. L'ultimo Pallone d'Oro del campionato italiano è stato Kaka, difficile prendere un potenziale Pallone d'Oro oggi, non un ex".

L'emozione di tornare a San Siro per sfidare il Milan nel girone d'andata?
"Avevo dentro un cuore diviso a metà: da una parte la città dove sono nato, ma i 31 anni di Milan non possono essere cancellati. Sabato sarà uguale, anche se non saremo al Meazza".

Ci sarà Berlusconi?
"Sì, sabato ha promesso che ci sarà. Come me, quando continua a parlare del Milan dice 'noi'. Tifo per tre squadre, Milan, Monza e Armani: due scudetti e una promozione in Serie A nel 2022, spero che il 2023 possa regalarmi le stesse gioie".

Berlusconi parla di scudetto con il Monza?
"Il presidente è libero di pensare e sognare. Mi ha sempre detto che bisogna pensare in grande e questa cosa mi ha sempre aiutato nella mia vita. Se pensi allo scudetto magari ti salvi, se pensi a salvarti magari retrocedi. Quindi bisogna sempre pensare al massimo".

Sezione: Primo Piano / Data: Ven 17 febbraio 2023 alle 06:50
Autore: Stefano Pontoni
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