È inciso nel marmo il 4-3-1-2. Come fosse un retaggio del passato, una specie di patrimonio spirituale a cui Brocchi vuole votarsi per garantire la massima efficienza alla macchina perfetta. La sfida amichevole di domani contro l’Alessandria servirà ad affinare i meccanismi tattici mettendo in pratica l’espressione avvolgente del calcio ragionato ad una settimana dall’esordio in B con la Spal. L’ha scritto Pirlo nella tesi presentata ieri a Coverciano prendendo il patentino per allenare la Juventus che il concetto di ruolo non è più occupazione statica di spazi, sono le funzioni dinamiche degli interpreti a definirlo all’atto pratico. È la stessa concezione ideologica che Brocchi si porta appresso, esaltando le caratteristiche dei giocatori attraverso i compiti che vanno a svolgere in campo. S’è capito sin dalla breve esperienza alla guida del Milan che il trequartista assume nei principi dell'allenatore milanese l’importanza determinante, come fosse un linguaggio dell’anima a cui accedere per attivarsi da un momento all’altro, dando creatività tra le linee per sfruttare al meglio il potenziale offensivo tra suggerimenti, movimenti e opzioni da mettere in moto per scardinare le difese eludendo il pressing avversario. In questo senso Machin ha convinto la dirigenza con un brillante pre-campionato, modellando le giocate alle esigenze del momento con il notevole miglioramento riscontrato nel lavoro sporco, mostrando sacrificio e spirito di abnegazione per rallentare lo sviluppo d’impostazione della manovra avversaria.

La sensibilità tecnica l’ha ereditata dall’inclinazione ad interpretare il ruolo chiave per Brocchi, accomodandosi senza pressione ai principi di gioco per manipolare spazi e tempi divagando senza concedere riferimenti. È uno che tende ad occupare la posizione per governarla Machin, cercando la giocata in verticale sempre con lo specchietto retrovisore in uso per monitorare interamente le zone del campo. La concorrenza nel ruolo è stimolante: il gol nel derby a Como di un anno fa a tempo scaduto ha reso Mosti la variabile consistente per fornire tracce di calcio palleggiato tra l’intelligenza tattica e l’abilità palla al piede a cercare le punte con verticalità. Vuole prendersi il palcoscenico anche capitan D’Errico, che ha arretrato progressivamente il raggio d’azione dopo l’inizio di carriera sulla trequarti, sviluppando notevoli capacità d’interdizione che l'hanno visto fare la mezz’ala in grado di dirottare l’attenzione sull’aggressione alla palla persa costruendosi la dimensione perfettamente aderente alla struttura della manovra. Ha dimostrato di saper tutto della trequarti anche Maric, più orientato a fungere da sotto punta come contro il Vicenza. La struttura fisica gli impone d’aver la palla tra il piede mancino per scatenarsi, pur se la condizione non è ancora delle migliori e la tentazione sfuggente e indicativa di Brocchi è quella di formulare gerarchie destinate a variare da una partita all’altra per dare novità all’esercizio di un calcio dispendioso. Per scrutare l’orizzonte con ottimismo del progetto che il tecnico si augura riconducibile alle proprie teorie e a quel football tecnico e sfrontato che rientra nella natura della sua squadra. 

Sezione: Focus / Data: Gio 17 settembre 2020 alle 16:45
Autore: Niccolò Anfosso / Twitter: @Nicanfo2000
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