A capofitto nell’universo brianzolo. Così Palladino ha cominciato a guidare il Monza nella sfida probabilmente più complicata e con la pressione a mille. Contro una Juventus ferita e forse mai guarita da un inizio di stagione turbolento sul piano del gioco e dei risultati, l'avventura del neo tecnico biancorosso ha portato tre vittorie in altrettanti confronti, con la bellezza di un bilancio interamente positivo: 6 gol fatti e 0 subiti. Emergere con idee limpide sapendo quali tasti toccare per migliorare tutto il potenziale che gli addetti riconoscono all'assetto del Monza, partito ben al di sotto delle aspettative, avendo dovuto correggere il tiro in corsa.

LA ZONA IBRIDA. Nell’evoluzione trasformata sussiste un aspetto preponderante che ha mutato l’impostazione costruttiva brianzola. Anzitutto la considerazione di fondo che la trequarti è la zona ibrida dei valori della pericolosità, il principale ancoraggio attraverso cui si manifestano le coordinate per colpire l’avversario. Caprari e Pessina hanno un solo compito: elevare ai massimi gradi la creazione del pieno sviluppo offensivo, ricercando i tasselli spaziali più congeniali alla carreggiata prediletta. Sono loro a deviare le onde oscillanti dello sviluppo, sono loro a ricercare la posizione più efficiente nell’autentico spirito offensivo. Il fu 3-5-2 stroppiano, troppo prevedibile e scolastico, quasi accademico, anche nella sua pieghe più dinamiche. Il virtuosismo della nuova guardia risiede nella tolleranza del rischio impulsivo che la prima fase della manovra comporta, unendo le componenti delle armi offensive.

LA PROIEZIONE DELL'ATTACCO. La cornice di un orizzonte che risiede nella proiezione verticale, istantanea e dinamica, incentrata sul movimento posizionale. Dany Mota o Gytkjaer, quale pedina scegliere? Palladino riflette le sue conoscenze della squadra da affrontare e sceglie la pedina più congeniale non tanto in base alla difesa dell’avversario di turno, ma per metterlo in difficoltà. Com’è successo a Genova contro la Sampdoria, potendo sfruttare la velocità di Dany Mota in campo aperto (ben contenuto da Colley), con la linea difensiva blucerchiata mantenuta molto alta. Con lo Spezia si è optato per il danese, avvezzo alle doti battagliere di retroguardie compatte che stringono i bulloni rimanendo basse. Al Castellani di Empoli il ballottaggio tra Mota e Gytkjaer risuonerà nella mente di Palladino fino a poche ore precedenti al fischio d’inizio. Ma è quella zona ibrida, posizionata a metà, che collega al meglio centrocampo e attacco. E mette in seria difficoltà il lavoro degli avversari.

Sezione: Primo Piano / Data: Gio 13 ottobre 2022 alle 12:20
Autore: Niccolò Anfosso / Twitter: @Nicanfo2000
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