“Tombolato” maldetto, stregato. Dopo la sconfitta, decisiva, nell’andata dei playoff dello scorso campionato, che costò poi l’eliminazione alla squadra di Brocchi, ieri è arrivata un’altra dolorosa caduta. Niente da fare, il Cittadella è divenuto un tabù per i biancorossi.


2 a 1 sentenzia il tabellino anche se nel secondo tempo si sarebbe meritato di più in quello che era il primo assaggio ufficiale di stagione. Una prova generale che, va ammesso, è andata maluccio. Non tanto per il risultato in sé la Coppa Italia non poteva essere un obiettivo quanto per come è arrivato.


La squadra di Stroppa, che parte per vincere il campionato, ha dato l’impressione di essere troppo “normale”. E la normalità, che altrove può essere un vanto, in Brianza è un grande difetto. Non puoi essere normale se in B spendi così tanto per allestire una rosa sulla carta invincibile, non sei normale se di mezzo ci sono Berlusconi e Galliani, due che nella loro carriera calcistica hanno vinto tutto.


Il Monza, rivoluzionato negli uomini e nelle idee, che ha alla base una filosofia diversa dal Boateng & co. della passata stagione, più concreta e senza fronzoli, è ancora lontano dall’essere quella squadra che tutti, dirigenti, staff e tifosi, vorrebbero.


Tante, troppe, lacune sopratutto in fase difensiva. Ogni volta che il Cittadella giocava in profondità la retroguardia ballava tremendamente. Errori che poi sono costati carissimo.


Anche in attacco poche idee. Troppa orizzontalità, come ai tempi di Brocchi, e zero di quel calcio entusiasmante di Stroppa visto nell’anno della promozione con il Crotone. Un Monza lento, macchinoso, acceso nella ripresa solo dalla fantasia di Ciurria, senza dubbio uno dei più positivi. Gytkjaer isolato davanti, con pochi palloni giocabili, non può fare affatto la differenza.


Eppure le qualità ci sarebbero, il centrocampo è ricco di piedi buoni Colpani e Brescianini si confermano assai interessanti, ma si vede che manca ancora qualcosa.


A livello di individualità manca un giocatore in grado di fare far ai compagni un salto di qualità, chi sa caricarsi la squadra sulle spalle. Qualcuno di carisma. Il mercato porterà in dote un profilo con queste caratteristiche?


Manca, come già in passato, l’essere veramente squadra. Questione di una mentalità mia trovata. Come fare? Qui spetta al tecnico riuscire a toccare le corde giuste, unire tutto il gruppo intorno ad una filosofia di gioco e ad un obiettivo. Perché non è sempre e solo questione di singoli.


Bocciatura? No. Perché siamo soltanto ad agosto e c’è tutto il tempo per aggiustare le cose. Non è oggi il momento dei bilanci e delle analisi, quelle si faranno più avanti.


Serve però accelerare i lavori. Che il cantiere sia ancora aperto è che chiaro ma non si deve cadere nell’errore fatto con Brocchi, consentendo ritardi e pensando che una partenza lenta non avrebbe poi inficiato sul risultato finale. La B non perdona, la concorrenza è tanta e per stare lassù bisogna partire subito forte. Altrimenti il rischio è quello di rivivere situazioni e problemi già vissuti.

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 15 agosto 2021 alle 19:24
Autore: Stefano Pontoni
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