Pochi giorni separano il Monza dall'inizio della nuova stagione. L'amministratore delegato Adriano Galliani ha ripercorso a Il Foglio la sua passione per i colori biancorossi: "A vedere il calcio mi portava mia mamma da bambino. A 7 anni mi portò a vedere Omegna-Monza con il Monza che salì per la prima volta in Serie B. Per andare a vedere il basket ho dovuto attendere di avere la patente e la mia prima auto. A 19 anni nel 1963 presi una Cinquecento e comincio a seguire con una passione infinita il Simmenthal nel 1963/1964. Tutta la mia vita sportiva nasce dal calcio Monza. Dallo stadio vecchio di Monza al Palalido ci mettevo venti minuti. Ed è sempre grazie al Monza e ai dieci anni di esperienza come vice presidente, che poi Silvio Berlusconi quando prese il Milan, decise di mettermi in società. Senza quell’esperienza non mi avrebbe affidato il Milan".

Il dirigente brianzolo ha parlato poi della costruzione della squadra: "I procuratori non mi lasciano in pace. Quando abbiamo vinto a Pisa mi sono arrivati 1.280 messaggini, più di 200 erano agenti. Adesso più di una telefonata su due è di un procuratore che mi offre giocatori. Se dovessi starli a sentire potei fare 100 squadre. Stiamo costruendo un Monza che si salvi perché non vorrei retrocedere subito dopo aver aspettato 110 anni. Sarà un campionato difficilissimo perché in Serie A ci sono 10 squadre già salve in partenza. Parte sinistra della classifica? Vediamo in quanti anni. L’obbiettivo adesso è restarci”.

Galliani ha ripercorso anche quel duro periodo quando rischiò la vita a causa del covid: "Però quando vedi la morte in faccia poi guardi le cose in modo differente. Sono molto più tollerante in tutto. In quei giorni i polmoni non funzionavano, ma il cervello era lucido. Mi è ripassata davanti la vita. Adesso anche guardando un fiore, un lago provo una felicità che prima non sentivo. Godo di ogni cosa che faccio”.

Sezione: Focus / Data: Dom 26 giugno 2022 alle 09:15
Autore: Stefano Pontoni
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