Nuova intervista al ds Filippo Antonelli, che stavolta racconta le emozioni della cavalcata, che lui la vissuto dalla D alla A, a Calcioinpillole.it. "Siamo partiti con l’idea di ridare serietà e appeal a questa società, da sempre basata sulla competenza. Ricordiamo che il Monza, prima dell’avvento della nuova proprietà, aveva preso parte a 39 campionati di Serie B. Quando sono arrivato, la piazza era stanca e delusa dopo due fallimenti e anni di insuccessi. La Serie A era impensabile quando sono arrivato nel 2015. Ma le persone che lavorano nello sport vivono di sogni, il motore naturale della vita, e io posso dire di averne realizzato uno bello grosso".

Nel 2018 l'avvento di Berlusconi: "È un visionario, un uomo che ragiona sempre in prospettiva e che trasmette entusiasmo. Fin dall’inizio ha voluto vedere in campo una squadra capace di giocar bene e di farsi rispettare. Sempre e comunque. Con Galliani il rapporto è quotidiano. Seguo le sue direttive, ci confrontiamo e sono contento di far parte di un progetto così esaltante. La mentalità vincente di Berlusconi e Galliani si è vista e sentita soprattutto dopo le sconfitte, che capitano. Da quella nella semifinale playoff dello scorso anno, contro il Cittadella, forse il momento più difficile della mia esperienza qui, alla partita persa qualche settimana fa contro il Perugia, con cui abbiamo mancato la promozione diretta. Il loro segreto è guardare avanti e mai indietro. Così ho capito cosa significa vincere”. 

Le tappe: “Penso subito al mio primo acquisto, Andrea D’Errico, poi diventato capitano di una squadra lasciata solo la scorsa estate. E all’arrivo in panchina di mister Zaffaroni, con cui nel 2016 abbiamo vinto la Serie D. Poi il decisivo cambio di proprietà, accompagnato da una ventata d’energia, e il ritorno in B dopo vent’anni, grazie al trionfo in campionato. Infine, la ripartenza della scorsa estate con Stroppa. Un nuovo inizio dopo una delusione difficile da metabolizzare”. 

"Come è nata la trattativa Gytkjaer? Ci accorgemmo di lui quasi per caso. Andai a Cracovia per visionare un terzino, da prendere per necessità. Al tempo, Christian giocava nel Lech Poznan e si trovò ad affrontare il ‘nostro’ uomo. Testa, tecnica, tenacia. Mi convinse e tornai in Polonia la settimana successiva per avere la conferma.  Dissi a Galliani che il terzino non aveva convinto e mi chiese il motivo del ritorno. Gli mandai il curriculum di Gytkjaer, facendo notare il suo contratto in scadenza, e mi disse di non tornare senza averlo prima bloccato. Strappai il sì, in Italia sistemammo i dettagli con calma.

Dany Mota arrivò nel gennaio 2020 dalla Juve, ma era nel mirino già da tempo. L’anno prima Galliani disse di evitare per il prezzo troppo alto. Poi, qualche tempo dopo, glielo riproposi perché avevamo bisogno di una punta. Si arrabbiò, ma dopo cinque minuti mi richiamò. ‘Filippo, è così forte?’, chiese. Confermai e chiamammo Paratici per intavolare la trattativa. Carlos Augusto? Durante il lockdown iniziai a vedere video su video del campionato brasiliano. Mi colpì, decisi di puntare su di lui. 

Ora godiamoci il successo ancora per qualche giorno, meritiamo un momento così. Tra un po’ inizierà il vero lavoro. La proprietà metterà in piedi una squadra vincente, il successo è nel loro dna. Pian piano, durante tutte le trattative passate, il dottor Galliani mi ha insegnato che ogni operazione è da studiare con passione. Come se si trattasse sempre di un Van Basten. Per questo dico che i trionfi non arrivano per caso”.

Sezione: News / Data: Mer 01 giugno 2022 alle 15:14
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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